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NON SAPEVANO LEGGERE E ALLORA GUARDAVANO LE FIGURE…

luglio 8, 2013

Anche Gad Lerner, che pure ha preso la tessera del Piddì, si stupisce che la compagna Bresso ( e i suoi assessori & funzionari) abbiano firmato nel 2006 i contratti “derivati” con un consorzio di banche d’affari composta da Intesanpaolo, Dexia e Merril Lynch (Ma con quest’ultima è stato raggiunto un accordo che pare ci sia già costato 20 milioni di euro)…  http://www.gadlerner.it/2013/07/06/i-derivati-del-piemonte-comprati-senza-sapere-linglese  …Con sottile ironia annota a margine della vicenda: “una delle tesi della difesa, che rimarca anche con toni surreali, lo spirito del tempo degli anni nei quali gli enti locali giocavano con la finanza: gli avvocati della Regione hanno infatti rivelato come il funzionario che firmò i contratti con le due banche non sapeva l’inglese, e di conseguenza non era in grado di capire la natura del derivato che stava sottoscrivendo”… Non sapevano leggere, e allora guardavano le figureDexiaCrediopTavDevono essere stati colpiti da qualche spot come quello della Armandotesta che uno dei bravissimi creativi (una categoria di “cevelli” che non fugge dal nostro paese ma vi rimane pervicacemente aggrappata) ha disegnato qualche tempo dopo proprio per Dexia Crediop, vale a dire per le obbligazioni che la banca d’affari francobelga sembrava aver creato apposta per la fame insaziabile di Grandiopere dei nostri politici. Una vera e propria bulimia permanente come dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, l’inaugurazione anticipata e congiunta – Napolitanoletta (Re e paggetto) – della Expo 2015, solo ieri a Milano…Si tratta – neanche a farlo apposta – di un disegno stilizzato di un Treno ad Alta Velocità (un autentico must per la “Zarina” fin da quando presiedeva la provincia inutile di Torino) tratteggiato con una miriade di luccicanti monetine d’oro, una versione moderna degli zecchini di Pinocchio che il Gatto e la Volpe avevano promesso al burattino di far germogliare se li avesse piantati nel terreno adatto
…Non me ne vogliano il fotografo Federico Padovani e l’ADV Marco Oliosi che hanno ideato l’accattivante pubblicità per la più prestigiosa delle factory nostrane…Ognuno fa il lavoro che trova e non sempre ci si può permettere il lusso di scegliere…Del resto la mia avversione per la pubblicità è nota da sempre ai pochi intimi che mi frequentano e che potrebbero testimoniare quanto sia datata. Qualcuno di questi brillanti creativi non era probabilmente ancora nato quando sul mensile “Dialogo in Valle” fondato da Don Giuseppe Viglongo riportavamo orgogliosamente sotto la testata la scritta “senza inserzioni pubblicitarie” motivandolo col fatto che non essendo in grado di valutare gli annunci seri da quelli “anche no”, preferivamo rinunciare a un introito che pure – per un giornale militante completamente autofinanziato – poteva rivelarsi vitale…Ma si sa, in Valle di Susa siamo sempre stati un po’ strani…E poi qui vorrei non tanto ragionare di etica delle campagne promozionali quanto di soldi dei cittadini (anche se in questo caso l’intreccio è particolarmente delicato)…Perché che Dexia fosse destinata ad andare incontro a qualche difficoltà all’epoca dello spot (abbondantemente post 2008) si poteva anche cominciare a prevederlo…Una “agenzia” del 19 settembre 2008 – infatti – annunciava: “Dexia: Esposizione Nei Confronti Di Lehman Brothers: Il Gruppo Dexia ha comunicato di attendersi delle perdite derivanti dal fallimento di Lehman Brothers, intorno ai 350 mln di euro”. Mentre bisogna aspettare marzo 2011 (ma in singolare coincidenza con la campagna di cui sopra) perché nientemeno la Consob si ricordi di esercitare la funzione per cui i suoi alti funzionari vengono profumatamente pagati (tanto per cambiare dai cittadini): vigilare sulla correttezza della Borsa: “anche gli spot delle obbligazioni bancarie dovranno fornire informazioni chiare e trasparenti, in modo che tutti le possono capire, anche chi non è laureato in economia. Importanti istituti come Abn, Barclays, Rbs, Dexia, Mediobanca, hanno pubblicizzato i loro bond per lanciarli sul mercato senza il collocamento presso gli intermediari, ma disponibili direttamente in Borsa a chiunque voglia cimentarsi nel trading autonomo.Spesso si tratta di prodotti strutturati o complessi e con profili di rischio più elevati, che vengono sintetizzati in una scheda pubblicitaria che, per norma, enfatizza soltanto gli aspetti positivi e più accattivanti(…)” ammoniva Agorà vox italia il 15 di quel mese. Ora se nel 2011 e nonostante che i guasti della finanza globale (anch’essa creativa) avessero già prodotto tutti gli effetti permanenti in cui ci dibattiamo, la Consob sentiva il dovere di tenere sull’avviso i cittadini (incauti) desiderosi – nonostante tutto – di rischiare i loro risparmi privati possibile che chi dovrebbe usare oculatamente il denaro pubblico possa ancora oggi pensare di trincerarsi dietro scuse poco credibili e per nulla dignitose come quella della scarsa conoscenza della lingua delle transazioni internazionali? Tornando al 2008, significativamente sul Messaggero, il quotidiano del principe dei palazzinari e suocero di Casini, Gaetano Caltagirone, si propagandava Dexia come la terza banca nel mondo per il reperimento di risorse per la realizzazione di “opere pubbliche” in “project financing” e si assumeva l’intervista del suo dinamico direttore Axel Miller come un credo: “le banche garantiscono rapidità e trasparenza. In Francia e Belgio si fa così e gli utenti sono soddisfatti. Allo Stato spetta il compito di fare le scelte decisive, il resto lo fanno i privati”…Neanche tre anni dopo per evitare il fallimento certo di Dexia i cittadini di Belgio e Francia dovevano farsi carico di un piano di salvataggio lacrime e sangue che allo stato francese costò – fra l’altro – la perdita della venerata “tripla A” delle agenzie di rating! 5 miliardi e mezzo di euro pubblici per garantire gli “investimenti privati” nelle Grandi Opere, mentre per i giochetti coi derivati ai bei tempi della finanza allegra oggi “scopriamo” che anche i cittadini del Piemonte potrebbero presto essere chiamati a versare il loro piccolo obolo da aggiungere ai venti milioni già “patteggiati”: un contributo ai ricchi dividendi che i banchieri continuano a riconoscersi nonostante i loro fallimenti che nel caso nostro corrisponde più o meno a quel che costa tenere aperto un piccolo ospedale per due anni. Pensiamoci quando sentiamo parlare dei dolorosi ma “necessari” tagli alla sanità.
Borgone Susa, 8 luglio 2013 – Claudio Giorno

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