Vai al contenuto

archeografomania

BOMBE E CANDELOTTI DI DINAMITE

9 febbraio 2012

Questa mattina MARCELLO SORGI conduttore di turno a “PRIMAPAGINA” seguitissima trasmissione di Rai-Radio3 ha liquidato la telefonata di Paolo Prieri che spiegava i motivi dell’imminente visita alla Maddalena di

Chiomonte di alcuni europarlamentari con le seguenti e testuali battute conclusive: “E COMUNQUE TROVO CHE LO STATO FA BENE A DIFENDERE I CANTIERI E A REPRIMERE QUELLI CHE LI ASSALTANO A COLPI DI BOMBE, CANDELOTTI DI DINAMITE E ROBA DEL GENERE. QUESTA E’ LA MIA POSIZIONE”. Molte le lettere di indignazione inviate alla trasmissione. Di seguito riporto la mia…

Ascolto Primapagina da sempre.
Qualche volta mi è capitato di intervenire, grazie alla sensibilità di chi in redazione svolge il lavoro prezioso (e poco RI-conosciuto, credo) di filtro delle tante chiamate che il fatto del giorno, l’emotività latina e la verbosità incorreggibile di molti di noi, stimolano…
In questi anni tutto attorno a noi è cambiato. Oggi tutto sta cambiando di più e soprattutto più in fretta.

Il movimento di cittadini nato ventitre anni fa in Valle di Susa per difenderne la residua vivibilità (non siamo un eden ma, forse, la Valle Alpina più infrastrutturata d’Europa) ha dovuto, deve e dovrà fare i conti con questi cambiamenti. L’ascolto di Primapagina diventa quindi (anche per noi) una sorta di bussola: giornali come Liberazione hanno chiuso, il Manifesto è in liquidazione, il Foglio e Libero pare che invece godano di ottima salute grazie al finanziamento pubblico che le maggioranze politiche a geometria variabile, (ma spostate sempre più a destra), hanno mantenuto in essere. Tutti i quotidiani perdono lettori e sono quindi sempre più dipendenti dagli editori “impuri” (palazzinari e impresari in genere) e dai poteri forti ad essi collegati che garantiscono il flusso residuo (non totalmente drenato dalle TV commerciali) degli inserzionisti pubblicitari.

Per le ragioni che ho provato a esprimere in questa breve analisi senza alcuna pretesa di condivisione e tanto meno di completezza, non mi sembra di interesse alcuno rivolgermi al conduttore di turno, giornalista parlamentare da sempre, e quindi da sempre NEL palazzo. Temo (forse ne sono certo) che il suo angolo visuale non possa che essere quello che in questi giorni inevitabilmente emerge. Penso quindi che sia l’ultima (la penultima?) delle persone motivate a uno sforzo di analisi sulle ragioni “dei No Tav”…(oltre che sui torti che possiamo avere agli occhi di chi usa le sue stesse lenti)…
Non è bello manifestare tanta sfiducia nei confronti di persone che hanno un ruolo ancora molto importante nella formazione della pubblica opinione, me ne dispiaccio ma non posso farci niente. Chi potrebbe fare qualcosa è lui, ma per il motivi appena accennati non mi aspetto nulla e non mi sogno neppure di pretenderlo come pure sarebbe diritto di chi – attraverso le tasse – paga anche il mantenimento in edicola di cataloghi pubblicitari quali sono diventati i quotidiani come quello diretto, prima di Calabresi, anche dallo stesso Sorgi. Ho letto da qualche parte che in questi giorni la Washington Post ha invitato i propri collaboratori a esprimere senza remore le proprie opinioni e ad accettare il confronto (appunto di opinioni suppongo) con i lettori: una rivoluzione copernicana per la stampa anglosassone. Sarà grazie al vento nuovo che spira dall’estremo ovest che l’editorialista parlamentare del quotidiano sabaudo si è sentito stimolato ad accusare i cittadini della Valle di Susa (e non) di aver lanciato “bombe e candelotti di dinamite” contro le Forze dell’Ordine?
Personalmente – e per quel che vale la mia opinione – ho sempre ritenuto un po’ ipocrita la “vecchia” regola aurea del mitico giornalismo “americano” di tener separati i fatti dalle opinioni. Primapagina – lunga vita alla sua formula – è uno dei pochi luoghi in cui fino a oggi, 9 febbraio 2012, ci si poteva a volte riuscire…
Voglio sperare per voi, e per noi, che la data odierna non segni altro che quella di un deprecabile incidente e non una svolta epocale.

430486_1865381971101_2054648642_a

Borgone Susa – 9 febbraio 2012,  Claudio Giorno

=========================================================================================================================================

PIOVE SULLA VALLE DI SUSA

20 giugno 2011

P1070833rtg-rsz

Piove sulla Valle di Susa, acqua a catinelle e avvisi di garanzia. Quest’anno è così: i prati non sono mai stati così verdi, i No Tav non sono mai stati così fradici di pioggia. Noi eravamo abituati alla neve e al gelo e il caldo afoso e l’umidità dell’ultima stagione un po’ ci disorientano, ma ci stiamo abituando. La Maddalena di Chiomonte sta diventando un luogo di culto. Culti pre-celtici debbono pure essere sepolti in quella che è stata definita la Pompei del nord, o più propriamente del neolitico: piovvero macigni in una notte (o giorno) di qualche migliaio d’anni fa e come la cenere per Pompei la frana scesa dalla costone che sale verso la Val Clarea ha ucciso tante vite ma preservato per i posteri una quantità straordinaria di reperti che – dicono – non ha uguali in Europa. Mal’autostrada vent’anni fa, i canali di drenaggio dell’ultimo bacino idroelettrico da poco terminato e la “galleria geognostica” della Tav Torino-Lione che si vorrebbe avviare in questi giorni non hanno avuto rispetto per i morti… ma soprattutto non ne hanno per i vivi.
In questo fazzoletto di terra, un imbuto creato dalla confluenza del Clarea con la Dora Riparia, tra le viti più ad alta quota d’Europa, dove si riesce con indicibili disagi ma con pari orgoglio a produrre anche il prezioso “vino del ghiaccio”, da quasi un mese è iniziato l’ultimo braccio di ferro tra i fautori della ferrovia più inutile d’Europa (quella che c’è non ospita neanche un terzo dei treni che potrebbe) e i cittadini di una valle che dopo aver detto di sì a tutto, vent’anni fa ha deciso di provare a dire no.

***
Si dorme col telefono sotto il cuscino dalla notte del 23 maggio quando, verso le 2 di notte, alcune decine di operai edili protetti da un manipolo di poliziotti e carabinieri salirono da Susa verso l’imbocco della galleria della Maddalena, al termine del viadotto omonimo che sovrasta l’area su cui si è deciso di impiantare il cantiere della galleria finanziabile coi soldi della Ue. Un appalto di poco meno di 200 mila euro (a preventivo) rimborsabili con i 671 milioni che la Commissione Ue ha deciso di assegnare all’Italia nonostante tutte le gravi inadempienze denunciate dai cittadini, dalle associazioni ambientaliste e da un gruppo di eurodeputati particolarmente sensibili al diritto di dissenso.
A distanza di qualche settimana sembra anche che la tecnica studiata per tagliare un varco nel parapetto di protezione che salda la parete della galleria col salto nel vuoto rappresentato dal viadotto sia una via di mezzo tra una genialata e una follia: si è sentito parlare di un taglio da eseguire con un getto d’acqua fino a 7 mila atmosfere, roba da amputare di netto un arto a chiunque si fosse disgraziatamente trovato nei paraggi. Ma, vera o no che sia l’idea, resta la cronaca, sintetizzata dalle immagini col logo della Polizia di Stato che passano e ripassano sugli schermi per certificare una fitta sassaiola che avrebbe causato la rinuncia delle forze dell’ordine: dopo il taglio del parapetto si sarebbero potuti scaricare alcune decine di metri di prefabbricati che con alte reti pre-montate sarebbero serviti a rendere impenetrabile il cantiere, se non dall’autostrada.
La sassaiola c’è stata, le immagini “girate” dalle telecamere di Ps, rivolte verso l’esterno dell’autostrada e montate all’uopo qualche giorno prima lo dimostrano. Ma mostrano anche la carreggiata deserta presso l’imbocco ovest della galleria. Non ci sono immagini che testimonino che qualcosa sia stato lanciato verso i lavoratori o le forze dell’ordine, come non ce ne sono che certifichino il lancio di pesanti coni segnalatici, qualche bullone o pezzo di guard-rail e cartelli di cantiere sulla testa di alcuni manifestanti che si erano radunati sotto il viadotto a circa 20 metri più in basso, da dove era ovviamente impossibile offendere ma facilissimo essere offesi. Ma ci sono i sassi sequestrati, oltre cento chili per più di 700 pezzi: praticamente ghiaia, ma più che sufficiente per sbattere in onda i mostri anarco-insurrezionalisti.

***
Si passano così molte notti, accampati alla Maddalena, con le tende inzuppate d’acqua ma con la cucina da campo aperta 24 ore. Chi non può sta a casa, ma tiene il cellulare invece della sveglia sul comodino. Ma non succede più nulla. Non lì, salvo che l’accampamento si struttura, prende forma, e i No Tav, che hanno la fissa della cultura, montano anche tende padiglione per allestire mostre, fare controinformazione, studiare la storia antica. E tante cose succedono attorno alla Maddalena, cellula di democrazia partecipata che viene subito ribattezzata “libera repubblica”: anche la repubblica incatenata sembra volersi finalmente togliere i ferri: e subito dopo che i ballottaggi sanciscono che liberarsi dal tiranno si può, arriva il vento impetuoso dei referendum a sancire che 27 milioni di italiani antepongono la difesa dei beni comuni alla (sempre più scarsa) fede nei partiti.
Pare che gli anticorpi abbiano di colpo e dopo anni di abbandono ricominciato a lavorare febbrilmente. In piazza della Bocca della Verità a Roma ci sono le donne, gli uomini e i giovani che hanno promosso la rivoluzione dei gelsomini anche sulla sponda nord del Mediterraneo. E c’è persino qualcuno che rilancia: «La prossima vittoria dovrà essere contro il Tav in Valle di Susa!» Qualcuno lo scrive anche, in rete, rigorosamente da fuori del nostro piccolo grande territorio: «Il movimento dei beni comuni deve trasferirsi in Valle di Susa».

***
Ma tutto questo terrorizza il partito degli affari. Torino, bastione della conservazione partitica, deve intervenire, Così – proprio mentre gli uffici postali sono bloccati dal più colossale ingorgo informatico d.B. (dopo Billgates) – una sola cosa pare funzioni ancora con puntualità svizzera nelle Poste italiane: il recapito di proiettili agli onorevoli Pd Stefano Esposito e Giorgio Merlo, inviati con raccomandata ricevuta di ritorno «dal Movimento No Tav della Valle di Susa» (così decretano con processo senza appello i politici e i loro media). I due deputati hanno da poco sottoscritto la richiesta di intervento dell’esercito per dare al sito della Maddalena le caratteristiche di «zona strategica inviolabile». Ne nasce una polemica giornalistica che il quotidiano sabaudo di Impregilo editore affida alle sue migliori penne, per definire testualmente «paraterroristi» i cittadini della Valle di Susa e conniventi e irresponsabili i loro sindaci, colpevoli di volerne difendere la salute assieme alla vivibilità del territorio loro affidato. Quanto al vecchio neosindaco di Torino, invece di preoccuparsi del fatto che con qualche eccesso di zelo alcuni esponenti del suo partito avrebbero chiesto aiuto alle ‘ndrine della Provincia per spuntarla nelle durissime primarie Pd, lo vediamo teso a vanificare – via holding – l’esito dei referendum sull’acqua.
È in questo clima (mentre una giunta regionale insediata da otto mesi viene amputata dell’assessora Pdl alla sanità perché avrebbe rubato persino sui pannoloni e aveva collaboratori che pare concordassero gli appalti con la mafia) che maturano i 65 avvisi di garanzia nei confronti di Alberto Perino («leader maximo» dei No Tav a furor di cronisti) e di una cinquantina di persone prevalentemente individuate nell’area dei centri sociali di Torino, il più conosciuto dei quali, Askatasuna, viene perquisito dopo che ne è stata sfondata la porta.
Molto diverso l’atteggiamento dei funzionari Digos inviati a casa di Perino, nonostante il “suo” avviso di garanzia, firmato dal procuratore Giancarlo Caselli, contenga l’accusa più grave – istigazione a delinquere – che emana però un fortissimo odore di “reato d’opinione”. I funzionari sono gentili, si direbbe in imbarazzo nel dover cercare in una casetta tipica di Condove, il comune con la più ampia superficie montana della provincia di Torino, corpi di reato quali motoseghe, oggetti contundenti (mattarelli, paletti per tenere su le piante di pomodoro), fionde, segnaletica stradale (quella lanciata dal viadotto sui manifestanti la notte del 24 maggio da chi ci stava “legalmente” sopra?)… Alla fine se ne vanno con una agendina di appunti delle spese di casa e degli appuntamenti… In meno di mezz’ora (nonostante la giornata e l’ora lavorativa) sotto la vecchia casa in un vialetto di abitazioni tinteggiate di fresco, spesso gemelle, che negli anni cinquanta furono edificate per le maestranze delle “Officine Moncenisio”, si sono radunate più di duecento persone.

***
Ma leggiamoli, alcuni passi dell’”avviso: «Rilevato che i fondati motivi sono desunti dall’attività di P.G. effettuata e in particolare dall’annotazione di P.G. in data 30 maggio 2011 in cui si evidenziano i seguenti fatti: in data 21 maggio 2011 al termine della marcia Rivalta-Rivoli, Alberto Perino teneva un comizio in una piazza di Rivoli, alla presenza di 4000 persone, nel corso del quale in modo inequivocabile istigava alla commissione di reati quali resistenza aggravata, interruzione di pubblico servizio, violenza privata». Segue la sbobinatura meticolosa dei passi salienti dell’intervento di Alberto, che aveva parlato al microfono di un palco improvvisato per porre termine a una marcia che, convocata neanche due settimane prima, aveva visto la solita grande partecipazione di popolo. E moltissime “facce nuove” visto che la protesta – dopo la pubblicazione dei nuovi progetti – si stava allargando all’Area metropolitana torinese. Un discorso che cominciava così: «Io spero che saremo di più alla Maddalena, perché è li che si gioca, qui mostriamo i muscoli, facciamo un po’ di allenamento, ma là ci sarà il confronto e dovremo vincere noi». Frasi di questo tipo, anzi ben più galvanizzanti per il popolo celtico, a Pontida vanno in scena tutti gli anni. Spesso pronunciate da ministri. Ma nessuno si sogna di perseguirli.

***
Mario Virano, il commissario consigliato da Lunardi e Fassino a Berlusconi nel 2005 per “risolvere” la fastidiosa opposizione alla Grande Opera che avrebbe dovuto aprire un passaggio a nordovest (vale a dire sfondare una porta aperta, visto che il passaggio c’è già e avanza) parla molto, persino più di Alberto Perino, e – soprattutto – i suoi “comizi” vengono raccontati e chiosati non da agenti di polizia giudiziaria (nonostante qualche rogna con la giustizia nel passato l’abbia avuta) ma da un esercito di giornalisti-biografi (che si apprestano – tra l’altro – a incassare qualche centinaio di migliaia di euro sottratti alla sanità per la campagna regionale a favore della Torino-Lione). Grazie a questa ampia “letteratura” (non tutto il male viene per nuocere) si può facilmente affermare che tra la tantissime cose che dice, ogni tanto (com’è statisticamente normale) ne dice persino qualcuna giusta.
Qui ne vorrei citare due: la prima, quando affermò che se fossero riusciti ad avviare il cantiere propedeutico della Maddalena non avrebbe voluto dire che la partita era vinta. La seconda, che la nostra passione civile sarebbe stata degna di una miglior causa che non rivolti contro un treno. E infatti è proprio così, architetto, se dopo sei anni di ricche parcelle, oltre a non aver convinto nessuno, non ha neanche capito che noi non ce l’abbiamo con il treno è meglio che – se può – cambi mestiere: ci pensavo nel pomeriggio di venerdì 17 giugno, mentre un battaglione di avvocati si avvicendava al microfono della conferenza stampa convocata tempestivamente alla Maddalena e dopo, durante gli interventi di sacerdoti, amministratori, professori di ingegneria di quel Politecnico che appena il giorno prima aveva ospitato nell’Aula Magna, e su richiesta del collettivo degli studenti, l’ennesimo convegno sul perché le Grandi Opere sono prima di tutto una Grande Truffa…
Dopo oltre vent’anni, migliaia di pagine di osservazioni tecniche di altissimo valore scientifico, centinaia di momenti informativi che hanno fatto diventare la nostra valle – mi si perdoni l’iperbole – una sorta di espansione recente della Scuola di Barbiana dove – con Don Milani – non ci limitiamo a dire che obbedire non è più una virtù, ma che il sapere non deve più essere uno strumento di potere. Mentre tutto questo succede sotto i nostri occhi, e grazie a professori del Laboratorio per la Democrazia come Beppe Sergi e Massimo Zucchetti, la Maddalena è diventata anche un’aula universitaria a cielo aperto…
È vero: la nostra lotta è degna di miglior causa, soprattutto è degna di essere raccontata per quello che è, e non per quello che neanche uno pagato per sei anni per quello – e al di là della mala fede – è riuscito a capire: una interpretazione di dimensione locale della necessità globale, non più rinviabile, di riprendere il futuro nelle nostre mani sottraendolo ai banchieri che a forza di trasformare tutto quel che toccano in oro stavano per trasformare definitivamente l’acqua in merda, l’aria in una miscela di diossine e la ricchezza collettiva in un club-billionaire per quattro vecchi pervertiti. Un clima sempre più surreale, grazie all’inchiesta sulla P4 che, attorno a Bisignani coinvolge attori “Sì Tav” di primissimo piano (dall’intoccabile Gianni Letta al capo di Fs Moretti, a Montezemolo), e mentre la signora Marcegaglia, in trasferta a Torino, definisce i cittadini della Valle di Susa indegni di un paese civile e ne auspica implicitamente la deportazione, condicio sine qua non per il rilancio del Pil. Contro tutto questo è rivolta la nostra lotta, nella nuova consapevolezza che se i media tradizionali continueranno nella loro strada suicida dovranno prima o poi accorgersi a loro spese (come è già stato per molti partiti) che saranno sempre più loro ad aver bisogno di noi e sempre meno noi ad aver bisogno di loro.

Val di Susa, 20 giugno 2011 – Claudio Giorno

=========================================================================================================================================

PROPOSTA: BANDIERE NO TAV LISTATE A LUTTO

1 luglio 2009

jpg_2103257

A Viareggio si è davvero scatenato l’inferno: per una volta i titoli gridati dei giornali sembrano arrotondati per difetto. Ci sarebbe forse un po’ da vergognarsi a scrivere quel che segue mentre vigili del fuoco e volontari ancora lavorano – rischiando la vita – per evitare ulteriori esplosioni devastanti. Ma quel che segue…io “lo scrissi” a maggio del 2006. In una “presentazione” destinata ad una delle tante assemblee pubbliche che il movimento No Tav della Valle di Susa ha organizzato in questi anni analizzavo l’operazione lobbystica, propagandistica ed “ecofurba” dei convogli Modalohr (quelli su cui vengono trasportate le autocisterne tra Torino e Chambery), appena introdotta sulla ferrovia esistente ma da sempre chiave di volta della propaganda destinata a creare il consenso per nuova linea ad Alta Velocità/Capacità: l’”Autostrada Ferroviaria” quella sognata da generazioni di ambientalisti ansiosi di veder sparire i “TIR” dalle autostrade per potervi correre a 200all’ora – ma con auto se non elettriche almeno all’idrogeno…Nel mio modesto lavoro evidenziavo (grazie all’aiuto di esperti qualificati) gli aspetti truffaldini dell’operazione in chiave di falsi benefici ambientali e risparmio energetico, e la discutibile deroga alle norme UE sugli “aiuti di stato”. Ma concludevo la riflessione interrogandomi su un risvolto che oggi – dopo Viareggio – credo debba assolutamente essere portato all’attenzione della Magistratura competente: …A gennaio del 1995 quando, nostro malgrado, avevamo dovuto cominciare a occuparci seriamente dell’ultima tegola infrastrutturale destinata a cadere sulla Val di Susa avevamo fatto un conto approssimativo del numero di abitazioni situate a ridosso della ferrovia esistente (i primi progetti ipotizzavano l’affiancamento dei 2 nuovi binari per l’alta velocità): oltre 1200! Le raccomandazioni della U E insistono molto sull’ opportunità che l’autostrada ferroviaria divenga il collettore delle autocisterne destinate al trasporto di sostanze pericolose! Il “modalohr” ha parecchi difetti ed è molto costoso; ma non va piano: anche a pieno carico le sue 2 locomotive da 6 MW gli consentono di superare, sulla linea attuale (dove peraltro è destinato a rimanere), i 100 Km/h! L’autostrada “A 32” del Frejus ha un sacco di difetti; ogni tanto un “Tir”vola giù da un viadotto, qualcun altro prende fuoco…Ogni volta che una cisterna resta coinvolta in un incidente c’è da stare col fiato sospeso…Ma è stata “confinata” sufficientemente lontano dai centri abitati ed è abbastanza raro vedervi transitare 18 cisterne in fila indiana. Cosa vogliamo dire con questo?Non se lo può augurare proprio nessuno, ma quando i carri dovessero essere un po’, meno luccicanti e un po’ più usurati, o il giorno che una cisterna fosse stata assicurata un po’ meno rigorosamente sul pianale di carico, o i controlli eseguiti un po’ più distrattamente che all’inizio…Non vorremmo dover rimpiangere i tempi in cui le “bombe chimiche” transitavano “solo” in autostrada… Fin qui quanto scritto oltre tre anni fa e che mi riprometto di rielaborare sotto forma di esposto anche in previsione del fatto che – adesso – proveranno (loro sì e senza vergognarsi neanche un po’) a usare i poveri morti di Viareggio per sostenere che ci vogliono nuove ferrovie: quelle oggi praticamente vuote e comunque destinate ai passeggeri da sottrarre all’aereo mentre i merci continuano e continueranno a passare da Viareggio, Genova, Brandizzo, Chivasso, Novara, Collegno e tutte le città, cittadine, paesi e paesini toccati da una rete ferroviaria sempre più vecchia, sempre meno presenziata, con sempre meno manutenzione e con locomotive, carri e carrozze sempre più malandati perché il treno di soldi destinato alle ferrovie  (l’unico che negli anni è arrivato e continua ad arrivare puntuale) serve per essere trasferito nelle tasche dei signori del tondino& cemento, dei loro soci di camorra & ‘drangheta, dei loro dipendenti di lobby & partiti. Per questo propongo di listare a lutto le nostre bandiere il giorno dei funerali delle vittime di Viareggio e nelle prossime occasioni di manifestazione a cominciare da Vicenza il 4 luglio.

Borgone Susa, 1 luglio 2009 – Claudio Giorno

=========================================================================================================================================

AGGRESSIONE (?!) SOTTO IL LINGOTTO  (LETTERA A UNA GIORNALISTA)

17 maggio 2009

P1010983RCrsz

Cara Paola, ieri ero a Torino sotto il “palco” (un camioncino un po’ malandato su cui si poteva a malapena stare in 7 o 8 persone, tant’è che Giorgio Airaudo aveva già faticato non poco a far capire ai fotografi che non potevano salire tutti lì sopra per fare le foto del corteo dall’alto!). Da testimone oculare posso – e da persona che crede ancora (!) nella politica voglio – dirTi un paio di cose:
l’aggressione c’è stata: io stesso (che pure stavo sotto e a qualche metro di distanza) ho rischiato d’essere travolto, di cadere a terra e venir calpestato come non m’era successo neanche nei momenti più difficili di Venaus cui sono stato presente (la famosa notte dello “sgombero” del presidio non c’ero). E sul “palco” a un certo punto è salita una folla tale da rischiare di ribaltarlo su chi stava sotto. Una folla di lavoratori esasperati ma anche di lavoratori che urlavano “unità” e protestavano sostenendo – facili profeti – che quel comportamento avrebbe determinato che i titoli di giornali e telegiornali sarebbero stati tutti sulla guerra tra poveri – tra cobas e sindacalisti della triplice, tra Grantorino e Piccolapomigliano – e che la straordinaria presenza (in un momento così pesante) di gente venuta da tuttaitalia a manifestare dietro al grande striscione “Da nord a sud la Fiat cresce solo con noi” sarebbe rimasto schiacciato in un cono d’ombra. Forse più che una vera e propria rissa sul “palco” si è consumata una ressa. Con molti dei cobas (per quanto ne potesse contenere) che scandivano a gran voce lo slogan “unità” (unità tra i lavoratori) e che invitavano alla calma i propri compagni ripetendo ossessivamente “parlano tutti” (riprendendo la frase che Airaudo aveva più volte lanciato al microfono). Alcuni degli stessi “incazzatissimi” compagni del cosiddetto “reparto confino” di Nola che erano riusciti a salire sul cassone barcollante del piccolo autocarro si prodigavano in tal senso. Certo: quando Rinaldini – già più volte strattonato – è caduto sul pianale (e se non fosse stato trattenuto da Airaudo ed altri poteva anche finire sul selciato, magari assieme ad uno o più “aggressori” non foss’altro perché erano saliti in troppi su un trabiccolo già di per sé traballante) la situazione è degenerata. Forse il segretario nazionale della Fiom è stato meno accomodante del suo collega torinese nel garantire la parola a tutti. Forse era in imbarazzo per i fischi che avevano accompagnato buona parte dell’intervento del suo collega Fim che lo aveva preceduto. Sicuramente le tensioni di questi mesi possono aver logorato ulteriormente il rapporto sempre difficile tra sindacalisti e lavoratori e stritolato nella morsa molti dei delegati (sempre in bilico tra finire nei reparti-confino o far carriera). Ma credimi, qui parlo con cognizione di causa: la Fiom non è la CGIL (così come la Fim non è la CISL). Ieri secondo me era molto importante dire alla Fiat e ai giornali (e attraverso loro a quei cittadini che andranno a votare plebiscitariamente per “lui”) che i lavoratori sono uniti e che vogliono – come i loro colleghi statunitensi e quelli tedeschi, almeno essere informati di cosa ha in programma Fiat prima che vengano sottoscritti accordi governativi, industriali e bancari vincolanti. Che il diritto a un tavolo di confronto è – prima ancora che per avviare una trattativa – un segno di rispetto dovuto a chi è il “protagonista nascosto” del rilancio Fiat che ha consentito a Marchionne di avere potere contrattuale con gli “americani” e forse gli consentirà di avere anche qualche margine coi tedeschi. Che è inaccettabile che i rappresentanti dei lavoratori di fabbriche avviate al fallimento o sull’orlo della bancarotta abbiano avuto almeno in visione i piani dell’azienda che si propone di far gruppo con i loro marchi mentre quelli del Lingotto non sanno ad oggi nulla di quel che li aspetta. Che non sta né in cielo né in terra che il governo USA e quello tedesco (fino al livello dei lander) siano protagonisti di una trattativa tesa a salvare marchi e posti di lavoro (mettendoci una montagna di soldi) mentre quello italiano sia impegnato solo nella partecipazione alle feste di diciott’anni delle future veline e nella distribuzione di ottimismo a buon mercato! Era molto più importante dire questo che non il fatto che parlassero tutti, fosse anche per la sacrosanta denuncia dell’esistenza – all’interno di un grande gruppo industriale che vuole apparire moderno e affidabile di “reparti confino” come negli anni peggiori della repressione della libertà sindacale! (Cose peraltro dette da Airaudo fin dall’intervento introduttivo: ho la documentazione audio).
Dopodichè quando la gente è disperata; (quando è alla 51^ settimana di cassa integrazione e il miliardario ridens non ha tempo di dare ordine ai suoi pretoriani di firmare un editto di proroga senza il quale c’è il licenziamento tecnicamente chiamato mobilità); quando la gente viene a sapere da un parente che lavora alla Opel che lo stabilimento di Termini Imerese è destinato ad essere chiuso…Certo che vuol parlare, anzi urlare dal microfono, di più, vuole andare a dare il giro al salone del libro e alla cultura chiusa in un bunker a neanche 200 metri dalla palazzina deserta del Lingotto (da cui solo ieri l’AD più globtrotter del mondo ha trovato il tempo di andare a presentare il libro del direttore del giornale del gruppo)! Era uno degli obiettivi che i cobas ripetevano ostinatamente al megafono che però non ha avuto ascolto. Li capisco e – sia pura a fatica – forse li avrei capiti anche se fossi finito calpestato nella calca.. E capisco che è facile predicare calma e intelligenza quando si è garantiti…Ma ieri sarebbe stata indispensabile più calma e soprattutto più intelligenza: o forse bisognava essere di Torino e non venire da fuori ed essere in grado di riconoscere la faccia dei giornalisti lì convenuti per raccontare quel che Marchionne e Debenedetti vogliono che si racconti: che gli operai sono divisi, i loro rappresentanti venduti o incapaci, e che nessuno, meno che meno questi straccioni, debbono permettersi di disturbare i manovratori. I comunicati congiunti di “solidarietà pelosa” che tutti i partiti oggi si sono affrettati a emettere sono lì a dimostrare che sarebbe stato meglio parlare sì, ma solo dopo aver messo in moto il cervello…
(Detto da chi nei confronti di “Ciggiellecisl&uil” rivendica tanti anni di diffidenza e molti legittimi sospetti).

Torino 17 maggio 2009 – Claudio Giorno

***

P1010976Crsz

Paola Meinardi:

Caro Claudio, ti ringrazio per le precisazioni e sono d’accordo con te sull’esasperazione che i lavoratori vivono (meglio, appena cominciano a vivere perchè secondo me sarà sempre peggio). Io ieri non c’ero. Ho visto le immagini su internet e onestamente (forse ingenuamente) per “aggressione” io intendo tutta un’altra cosa. Non è certo la prima volta che la base non rappresentata cerca di far sentire la sua voce e, secondo me, con tutte le ragioni del mondo. Perchè è quella voce, della gente che senza lavoro non può soddisfare neanche i bisogni primari di casa e cibo, quella che deve uscire. Non quella di “grassi” sindacalisti che ultimamente sembra arrivino a firmare ogni cosa.
Tu sai, io sono contraria alla violenza in ogni sua espressione. Ma gli spintoni di ieri sono quelli della calca, di una prima fila al concerto di Vasco tanto per intendersi. Di sentire la voce di chi predica bene e poi razzola male, alemeno noi, dovremmo essere più che saturi.
Un abbraccio.

Paola Meinardi

=========================================================================================================================================

PERCHE’ DI QUESTE COSE NON PARLA (SCRIVE) NESSUNO?

15 maggio2009

l43-noemi-121231190454_big

Rovistando nella rete ho trovato questa cosa:

parliamo di cose serie , la ricreazione è finita !

interessante qs discussione che si stava sviluppando sul Forum dei radicali
http://forum.radicali.it/content/santoro-chiama-emma-ti-aspetto-c%C3%A8-merda-te

Santoro è riuscito a far capire che i rapporti tra Berlusconi e Letizia nascondono l’intermediazione politica tra camorra e governo. Io almeno questo ho capito. Uno che bypassa Martusciello e parla direttamente col cavaliere, uno che è ex pregiudicato e che sembra non lo conosce nessuno, se non è un rappresentatne della malavita che tenta accordi politici di scambio in occasione delle prossime elezioni, mi spiegate voi che ruolo avrebbe allora nella vicenda?

Le zoccolette sono una foglia di fico per coprire quest’accordo

Risposta :

Buona osservazione, chiarirebbe come mai fino a ieri Berlusconi sembrava “cavalcare” agevolmente la situazione mentre oggi aveva una faccia da bucato candeggiato attribuita a malesseri vari. Di sicuro maggior chiarezza sulla famiglia Letizia prima di ieri sera non s’era vista in TV (…)

Fine citazione…

Ora qualcuno di voi mi spiega perché di QUESTA cosa non parla nè scrive nessuno? Se si escludono gli editoriali splendidi letterariamente ma elegantemente criptati di Scalfari, le raffinate manovre di Fini per succedere (magari presidenzialmente) a Napolitano fottendo il suo “sdoganatore” e le furbate (non ad anno, ma “a rischio zero” di Santoro) devo trovarle sul forum dei radicali? Lascimo perdere il PD, Ma quelli della SInistra no perché sono (appunto) per il SI, i Comunisti no perchè loro sono troppo seri e non guardano dal buco della serratura… chi e QUANDO ci tratterà da cittadini e non da elettori? Se poi anche ‘sta volta va come alle “ultime” non vengano a lamentarsi se non li andiamo più a votare

Borgone Susa, 15 maggio 2009 – Claudio Giorno

=========================================================================================================================================

Lascia un commento

Lascia un commento