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LA STRADA

l’alluvione dell’Emilia e Romagna, una strada – tra le tante – ancora impraticabile a tre mesi dall’evento; alcune piccole aziende – tra le tante – impossibilitate a lavorare; un appello alle istituzioni non per denaro ma per avviare finalmente i ripristini. Un breve e toccante filmato visibile al link in calce, che, per chi non ha o non vuole avere internet e dintorni, è narrato da alcuni giovani che sullo sfondo di asfalto “esploso”, alberi abbattuti, guard rail e muretti annegati nelle frane, spiegano di non volere soldi, ma di avere urgenza di essere rimessi in condizione di lavorare. Un video attraverso il quale non si chiede ai cittadini di aprire una sottoscrizione, ma di far girare le immagini sconfortanti perché le istituzioni si diano finalmente una mossa …

Ma le “istituzioni” centrali, periferiche, locali “lavorano” non per i cittadini ma per i grandi gruppi finanziari; si muovono come Caterpillar solo se c’è odore di appalti centralizzabili, da affidare – tramite la nomina del commissario di turno – ai cosiddetti “General Contractor”: i “Contraenti unici” che garantiscano quella che una volta si chiamava intermediazione parassitaria, e le correlate maxi tangenti che solo i ponti, i megatunnel, la duplicazione di autostrade e ferrovie possano garantire. Ce lo ha insegnato un grande amico che proprio da quelle terre – dalle Marche all’Emilia e Romagna – proveniva e da quelle terre ha portato il suo sapere a chiunque ne avesse bisogno: dai cittadini in lotta contro le Grandi Opere Inutili e Imposte (devastanti più di un alluvione) agli amministratori vicini al Gruppo Abele minacciati dalle continue modifiche della leggi sugli appalti scritte su misura per favorire mafiosi e finanza sporca: l’ingegner Ivan Cicconi di cui tutti coloro che vorrebbero lavorare onestamente sentono l’irrimediabile mancanza … Naturalmente spero di essere smentito, e che i piccoli imprenditori che vivono  e lavorano sulla Casolana possano avere una alternativa all’evacuazione coatta presso neanche si sa dove … Sempre più strano il nostro paese, che lo governino i post comunisti o i post fascisti sono sempre i grandi gruppi a dettare l’agenda; mentre i cittadini sono avviluppati nell’ultimo dei paradossi: la negazione degli strumenti a chi vorrebbe lavorare senza sussidi e la soppressione degli aiuti a chi non ne può fare a meno.

8 agosto 2023 – Claudio Giorno

https://tg24.sky.it/cronaca/2023/08/04/alluvione-emilia-romagna-fontanelice-appello-video

‘Sta volta è andata bene, Signor Capotreno

Il treno è il “Servizio Ferroviario Metropolitano SFM-*** Torino Porta Nuova ­– Borgone del ** febbraio con partenza dalla stazione di Torino alla **:** e arrivo a Borgone alle **:**. Il treno non è affollato grazie alla cadenza ravvicinata che da qualche anno caratterizza questa relazione che appare favorita rispetto ad altre (che pure operano in bacini di traffico anche più ampi). Il treno viaggia in orario come ci rassicura il monitor della vettura. Giungiamo a Borgone in perfetto orario e ci avviamo verso la porta a comando pneumatico. Davanti a noi (io e mia moglie) due giovani signore, una ragazzina e una donna più anziana cha comunque si muove abbastanza rapidamente (anche grazie all’aiuto della giovane). Quando siamo sul predellino di discesa udiamo l’inconfondibile suono che avvisa della chiusura-porte seguìto dal comando pneumatico che aziona il battente! La ragazzina (dal marciapiedi) frappone generosamente un piede una, due volte, con grave rischio per la sua incolumità! Le faccio cenno di rinunciare, mia moglie preme più volte il pulsante verde che comanda l’apertura porte senza risultato; il treno riparte e in pochi minuti ci porta alla stazione successiva: Bruzolo. Mi sembra di essere stato vittima di una sorta di sequestro di persona e do sfogo a tutta la mia rabbia (inutilmente e poco “urbanamente”, lo ammetto) urlando insulti all’indirizzo di una porta aperta in testa al convoglio da cui fa capolino quel che ritengo essere – verosimilmente – il capotreno: si trova in testa al lungo convoglio sulla prima vettura (dopo la motrice) mentre noi siamo dovuti scendere in prossimità dell’inizio del marciapiedi (segnalato malamente da un po’ di calce gettata svogliatamente dove termina la massicciata…)

Una cara amica (che qui vogliamo ringraziare anche per iscritto) verrà a prelevarci giacché il prossimo treno in direzione contraria transiterà soltanto tra un’ora e – oltre il danno la beffa – avremmo dovuto pagare il relativo biglietto…)

A caldo oltre il pesante sfogo verbale penso di sporgere reclamo alle Ferrovie; poi pensando e ripensando al grave rischio corso per un eccesso di generosità dalla ragazzina mi viene da pensare che sia più adeguata una denuncia alla polizia ferroviaria: in fin dei conti il treno è contraddistinto da numeri e orario, i testimoni attendibili (le due signore scese a Borgone) sarebbero facilmente rintracciabili; e poi c’è un aspetto che non può essere trascurato per uno che ha fatto come me (da studente prima e lavoratore poi) oltre 40anni il “pendolare”;

La curva della stazione di Borgone impegnata da un “Frecciarissa”

Borgone è una delle poche stazioni (se non l’unica) col fabbricato viaggiatori e i relativi marciapiedi collocati in una curva di raggio alquanto stretto. Difficile se non impossibile controllare la coda di un lungo convoglio dalla testa di un treno; dovrebbe essere una delle prime cose di cui tenere conto se si è “di scorta” a un convoglio passeggeri (specialmente all’imbrunire o al buio).    

Ma il giorno successivo – (oggi)  – mi torna in mente che tra le tante cose che ho “frequentato” occupandomi a vario titolo del “mondo dei trasporti” c’è stata la critica circostanziata alla riduzione drastica di personale tra cui proprio quella delle scorte ai treni pendolari con tutte le risorse destinate alle “frecce”.

Per cui, come al solito rischio di “far volare gli stracci”: mentre i responsabili dello stato delle cose drenano gratifiche.  Sarebbero quindi solo le ultime ruote del…treno a pagare cara una pur grave negligenza: la strage impunita di Viareggio insegna. 

Tuttavia mi auguro (anche perché parlandone ho sentito di altre porte aperte e/o chiuse a sproposito) che ci sia maggiore attenzione specialmente nei punti più critici della nostra linea: che questo giornale molto letto da tanti attenti lettori lo sia anche da qualche “distratto”.

Claudio Giorno

VI TOGLIEREMO I TIR DAI PAESI

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Poteva essere una tragedia. Nella mattina di giovedì 5 maggio un autoarticolato HB Bussmann Logistik che trasportava pesantissimi coils ha perso rovinosamente il carico. E’ accaduto presso la rotonda di Borgone che porta dalla provinciale 24 alla statale 25: nell’affrontare la rampa in direzione di Susa ha perso uno dei rotoli di lamiera di acciaio che trasportava; evidentemente non era stato bene assicurato alle cosiddette “culle” che, poste sul pianale del semirimorchio, dovrebbero evitare un simile gravissimo rischio. Per una volta la buona sorte ha voluto che il pesantissimo rullo terminasse la sua corsa di fianco al portoncino della casa dove inizia la pista ciclopedonale, di fronte al cancello di ingresso delle scuole primarie del paese dove oltre ai bimbi delle elementari si recano periodicamente anche i ragazzi delle medie che usufruiscono della palestra posta nello stesso piazzale; una folle corsa di oltre dieci metri che per fortuna non ha trovato sulla sua strada né gli studenti, né i passanti che utilizzano quotidianamente quel breve ma frequentatissimo percorso per recarsi nei numerosi esercizi commerciali posti subito dopo la rotonda. Nel registrare una volta tanto una buona notizia (ma che avrebbe potuto essere gravissima) resta da chiedersi con quali autorizzazioni (e di chi) viaggino mezzi che non così di rado perdono il trasportato; (e del cui sovraccarico si parlò anche in occasione della tragedia del Ponte Morandi di Genova)…rotoli in grado di schiacciare un’auto che si trovasse malauguratamente dietro o al fianco del semirimorchio…inoltre del perché possano essere usati dei furgonati che è legittimo ritenere siano adibiti prevalentemente a ospitare altri e meno pericolosi carichi. Così come non ci si spiega perché per “oggetti” che oltre che a rischio è molto improbabile che abbiano origine e destinazione in Val di Susa si voglia risparmiare il pedaggio autostradale che garantirebbe pendenze, raggi di curvatura ecc certamente più idonei alla sicurezza, ma soprattutto senza sfiorare abitazioni, scuole e negozi. Qualcuno non più giovanissimo forse ricorda gli slogan con cui fu imposta l’autostrada ai valsusini: “VI toglieremo i TIR dai paesi”…

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Ultimo ma non ultimo resta da registrare il lavoro gravoso, oneroso e certo non privo di rischi di Vigili del Fuoco attrezzati con mezzi pesanti, Polizia Municipale, dipendenti Anas ecc che hanno lavorato ore per mettere prima in sicurezza il rotolo (che era rimasto in bilico), e poi caricarlo temporaneamente sul camion (che aveva una parete sfondata!) in attesa dell’arrivo di mezzi – si spera meno precari – per portarlo a destinazione (si spera non a spese della collettività).

Claudio Giorno

Nella sequenza fotografica alcune fasi del recupero del carico.

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P.S.: è tutt’altro che casuale che eventi che hanno concretamente a che fare con le politiche dei trasporti accadano proprio nel piccolo paese dove sono nato e abito, Borgone Susa; un fazzoletto di terra costretto tra pianura e roccia a metà strada tra Torino e il confine ridisegnato dopo il secondo conflitto mondiale, (quello perso con la Francia dopo la “consegna della dichiarazione di guerra nelle mani dell’ambasciatore”)… Anche nelle nostre mani è stata consegnata una dichiarazione di guerra:  è successo nel 2005 quando un intero popolo era sceso dalla stesse montagne di Annibale per dire No Grazie alla ennesima infrastruttura di trasporto da calare nell’esiguo fondovalle dopo aver perforato (sta volta a quota assai più bassa) il Massiccio d’Anbin. Ma assai prima del Tav – quando ci si oppose a lungo all’autostrada del Frejus – il nostro territorio fu definito da un professore del Poli “a contratto”, (si ma con la concessionaria Sitaf…) un “corridoio plurimodale monitorato via satellite”. E allora, proprio come adesso con la ferrovia, la promessa autostradale (non mantenuta perché non mantenibile) fu la stessa: Vi togliamo i TIR dai paesi”. Bene, oggi uno di quei “TIR” ci ha graziato, transitando – in spregio alle più elementari disposizioni di sicurezza – in mezzo al paese, venti metri dal piazzale delle scuole, cinquanta dal viadotto autostradale; un itinerario verosimilmente scelto con lo scopo di evitare il pedaggio, oggi di quell’autostrada che avrebbe dovuto “ospitarlo” domani di quella ferrovia che dovrebbe sostituirlo;  è infatti difficile che il suo carico rischioso abbia origine/destinazione in una valle pioniera (suo malgrado) della de-industrializzazione ed è di questi giorni la notizia di decine di licenziamenti in casa Sitaf quell’autostrada che proprio come il Tav avrebbe dovuto garantire posti di lavoro per sempre…

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Lo so, oggi dovremmo preoccuparci di altri e più spaventosi pericoli, ma visto come siamo stati trattati noi per avere come unico torto quello di conoscere, amare e volere difendere la nostra terra, permettetemi di dichiarare un sano e onesto scetticismo.

C’era una volta il Trans Europe Express

C’era una volta il Trans Europe Express. Sono passati oltre 65 (sessantacinque!) anni da quando le ferrovie europee lanciarono l’ambizioso “programma TEE” in concomitanza niente affatto casuale con il trattato di Roma che istituiva la stessa Comunità Economica.

Aperto a successiva adesioni si partì con un primo nucleo di 7 amministrazioni ferroviarie statali (tra cui le ferrovie federali svizzere).

Il principale ostacolo, allora come adesso, era la cosiddetta “interoperabilità, vale a dire le diverse regole di circolazione dei treni, il segnalamento e la sicurezza e – sopra a tutto – la tensione di alimentazione della linea aerea dato che le tratte principali della Comunità erano a trazione elettrica, ma con cavi di contatto da 1500 a 24000 volts in corrente continua o alternata trifase o monofase! In alcuni paesi si potevano contare fino  3 tensioni (penso alla Francia), per non dire dello scartamento (la larghezza dei binari) che causò il significativo ritardo di adesione al  programma da parte della Spagna.

Ma fu l’alimentazione a macchia di leopardo a determinare la scelta di realizzazione di Convogli Automotori Diesel che sarebbe stata avvicendata con convogli affidati a motrici elettriche solo poco prima dell’abbandono del programma, anche per la impegnativa necessità di sostituzione delle locomotive alla frontiera, cosa possibile oggi solo grazie alle motrici policorrente.

Le nostre Ferrovie dello Stato non fecero eccezione alla “scelta endotermica” commissionando alla Breda Ferroviaria alcuni convogli automotori: le“littorine” come si chiamava quel tipo di composizioni nel “ventennio”, per via del fascio littorio che ne “decorava” il “muso”. Ma a differenza delle progenitrici, alquanto spartane, rumorose (e un po’ puzzolenti per via degli scarichi non ben sigillati) il TEE made in Italy era un vero salotto viaggiante. Solo due elementi (a quanto pare la relazione Milano-Torino-Lyon non era molto frequentata neanche mezzo secolo fa), colori accattivanti (crema e amaranto, la livrea di tutti i TEE quando i nostri treni passeggeri coevi erano di due tonalità un po’ smorte di marrone); soprattutto cucina e ristorante a bordo perché i viaggiatori erano si pochini ma “importanti” e il biglietto glie lo pagavamo “a nostra insaputa” noi (un po’ come a molti di coloro che viaggiano in Executive sulle “Frecce” Milano Roma).

Ma perché vi ho afflitto con tutta questa storia “tecnica ma non troppo”, posto che qualcuno mi abbia seguito sin qui?

Perché le Ferrovie, che adesso si quotano in borsa, (ma sempre statali sono se occorre dar fondo alla casse pubbliche per costruire e manutenere le onerose linee Alta Velocità), diventano private se c’è da far cassa col “ramo d’azienda” Trenitalia, e hanno imparato a farsi pubblicità. Così hanno scelto le feste di Natale per scendere in competizione col “Frecciarossa1000 contro” il TGV dei “cugini” (ma fratelli di Tunnel) sulla relazione Milano Parigi: due coppie di treni al giorno, meno di 7 ore per raggiungere la Ville lumiere… Contagi permettendo e nonostante un lungo “attraversamento, del deserto” italo francese: la “linea storica Torino-Chambery, via Modane”…Cosa che del resto fa il TGV da vent’anni, ma “zavorrato” dal dover (o voler?) usare i binari a bassa velocità tra Milano e Torino…

E qui nel mio “non racconto” scado nell’autobiografico– nell’andare a immortalare – tramite smartphone –  i Frecciarossa mi sono tornate in mente” le corse al passaggio a livello di Borgone (lo stesso di adesso, sessantacinque anni dopo) per veder sbucare dalla curva della stazione di Borgone (la stessa di adesso, sessantacinque anni dopo) il TEE dei ricchi, 140 Km ora, clacson bitonale, come hanno adesso i TGV e le Frecce, mentre allora le locomotive, prima trifase e poi a corrente continua, si annunciavano col fischio (qualche volta anche un po’ ansimante).

Meno di sette ore da Stazione Centrale a Gare de Lyon e viceversa. Non così tanto meno del TEE sessantacinque anni fa in attesa di risparmiare altri 20 minuti nel 2032, se e dopo aver perforato una montagna. Ma allora è lecito chiedersi se valeva la pena dichiarare guerra a una valle e ai suoi abitanti.

Borgone Susa, 8 gennaio 2022 – Claudio Giorno

DOLCE LUCANO

é un po’ di tempo

E’ un bel po’ che non scrivo sul mio blog,  ma credo che non se ne sia accorto nessuno. Tuttavia siccome da che esiste questo spaziolibero quanto vado scrivendo lo scrivo essenzialmente per me (e semmai per lasciare una traccia effimera del mio passaggio su questa terra), mi accorgo che oggi mi è tornata la voglia di farlo…ancora una volta, poi chi sa.

Mi è tornata non  perché ci sia qualcosa di buono all’orizzonte (perlomeno al mio orizzonte). Semmai tutto il contrario.

Il detonatore ( e che detonatore) è stata la condanna inflitta all’ex sindaco di Riace a 13 anni di reclusione (e un paio di mesi… per “buon peso” come si diceva un tempo nei negozi di alimentari di queste contrade dell’estremo nordovest).

Io a Riace ci sono stato, con tutta la famiglia. Accadde anni fa, giugno 2006; andammo apposta in ferie in Calabria dove non ci eravamo mai spinti nonostante fosse la terra di origine dei miei nonni paterni. Andammo prima a Tropea, per qualche giorno, poi attraversammo la punta dello stivale nel suo lembo più stretto, dal Tirreno allo Ionio, 106 kilometri ma non per raggiungere quel mare, ma un paese sulla collina: non come quelli narrati da Cesare Pavese, ma ricco di una storia (allora solo all’inizio) che azzarderei definire ugualmente forte (ancorché non letteraria). La storia che stanno ricordando tutti, da Wim Wenders ai signor nessuno come me, ma che ha affascinato tutti (e continua a farlo): la storia di un maestro elementare “comunista”, che non aspetta di vincere le elezioni per rivoltare come un calzino il suo paese di poche anime, spopolato proprio come tanti del Monferrato, ma da cui si vede il mare… quel mare dove i maggiorenti hanno spostato i loro beni, puliti o sporchi che siano; averi ben rappresentati da ristoranti, discoteche, “lidiazzurri” e capannoni, così tristemente uguali a quelli che hanno lastricato persino le nostre Langhe – patrimonio dell’umanità – che generano ricchi oneri di urbanizzazione… non puzzano, basta tapparsi il naso.

Ma il maestro non ci sta a veder morire un po’ alla volta il  paese vero, dissanguato dalla concorrenza spietata di quello artificiale. Non ci sta soprattutto a che da quel mare lontano, reso famoso dal ripescaggio accidentale dei Bronzi – (peraltro espropriati dalla città del “boja chi molla”); non accetta che da quello stesso mare rischino di non venire “ripescati” degli esseri umani, in quel caso Curdi; esseri umani, certo, ma che i maggiorenti vedono ne più ne meno come una seccatura o addirittura una minaccia al recente benessere… (un po’ come i loro futuri referenti del “nord”); Mimmo Lucano invece pensa non solo che debbano essere soccorsi, ma intuisce  che possono costituire una ricchezza; la rinascita, assieme a loro, alla loro accoglienza, del paese sulla collina, Nulla è pianificato, nulla nasce sulle carte bollate sostituite – un po’ alla volta – dai moduli ”smaterializzati”, non ci pensa nemmeno a “pararsi il culo”: come giri lo sguardo vedi le case di altri migranti, quelli che hanno abbandonato la Calabria per il Norditalia, la Germania, o per un altro mare, Atlantico o Pacifico; (di molti di loro si sono perse le tracce), ciononostante le finestre vengono riaperte: una che da sulla piazzetta del paese diventa una trattoria, altre diventano un “albergo diffuso”, ben prima che questa definizione entri nel Devoto Oli; del resto se non è un maestro a reinventare la lingua…

Basta, queste cose sono state descritte molto meglio di me, e ampiamente documentate, in molti libri,  servizi televisivi, articoli di giornale assai più autorevoli del mio blog semiclandestino… Io voglio solo raccontare (a me stesso e a chi si imbatterà casualmente su queste righe tra chi sa quanti anni) come ho conosciuto un uomo giudicato da un Tribunale della Repubblica “meritevole” di oltre 13 anni di reclusione, poco meno del doppio di quanto chiesto dalla Pubblicaccusa (i magistrati che – come in “America”- conducono le indagini, portano le prove di colpevolezza, se del caso mandano al “Confino” i sospetti rei, i conclamati farabutti, i ladri, gli ‘ndranghetisti e gli assassini). Avranno pur “scoperto” nelle loro indagini a tappeto, che una rivista statunitense (non certo comunista) come Fortune aveva inserito Lucano nella classifica annuale dei 50 uomini più influenti del mondo! Del resto il “Modelloriace”  è divenuto il simbolo stesso dell’accoglienza se ne parla in tutto il …”mondo occidentale”… Quello che si autocelebra per la  transizione ecologica e che dissemina di piattaforme petrolifere anche un piccolo mare come lo Ionio. Quello stesso mondo che regala le dosi scadute di vaccini agli africani, ma fa patti ignobili con Libia e Turchia perché gli impediscano di partire e li torturino nei campi di concentramento, o gli impediscano di varcare i confini dell’Unione. Che non sanzionano i “muri” di calcestruzzo e filo spinato dell’Ungheriacomunitaria…per non dire della Francia – patria dei “Dirittidelluomo” – la cui gendarmeria respinge chi è riuscito ad arrivare fin li abbandonandoli in territorio italiano tra ghiaccio e precipizi: quanti anni vogliamo dare – Vostronore a chi usa i soldi dei cittadini UE per questi crimini contro l’umanità se a Mimmo Lucano chiediamo (anche) indietro 500mila euri di contributi della Unione?

Manca forse una denuncia che consenta di far scattare l’obbligatorietà della azione penale? Ma allora come ha detto (provocatoriamente?) Wenders delle due l’una: o prendete per buone le pesanti accuse di Papafrancesco o lo arrestate per calunnia.

Provo a concludere: l’ho fatta lunga ma ce ne sarebbe… La Giustiziaitaliana è lenta si sa: per questo la Ministracartabia ne ha promosso una riforma radicale che – grazie alla impunibilità dei potenti – accorcerà radicalmente la durata dei processi.  Anche i più critici (lo sono tanti magistrati) si dovranno ricredere sulle buone intenzioni del Premierdraghi e della sua Guardasigilli proprio prendendo a esempio la Vicenda Lucano: Prefetti, altifunzionari dello Stato (quello Stato nel cui nome si pronunciano ed eseguono le sentenze) per anni hanno usato la disponibilità di Mimmo  a sburocratizzare i percorsi dell’accoglienza, lunghi a volte fino all’indurre i più fragili al suicidio; e a gestire le procedure al limite dell’autolesionismo (lo ha sempre dichiarato lui stesso): spesso mancava il tempo materiale per farlo e ancor più spesso erano gli stessi rappresentanti di ben più alte istituzioni a chiederglielo: “Mimmo, abbiamo qui un centinaio di profughi cui dare un letto, un pasto e dei vestiti asciutti”…Ma  allora – pazienza io che Vostronore – lo confesso – in quella breve “vacanza” nella Taverna di Donna Rosa ci ho desinato (e anche bene, Dietamediterranea) senza pormi tante domande, ma chiedo a Voi: possibile che nessuno si sia accorto di niente fermando  a suo tempo (magari autodenunciandosi) la Missione di Mimmo Lucano? Comodo servirsene per poi “scaricarlo”… o eravate anche Voi convinti che violava la legge per applicare la Costituzione?

Borgone Susa _ 2 ottobre 2021, Claudio Giorno

USCITA DI SECURITY

C’era un sole da spaccare le pietre anche il 31 maggio 2003, alla partenza di quella che fu – secondo me – una delle prime marce No Tav cui si può attribuire l’aggettivo “popolare”; la Borgone a Bussoleno; percorso inverso alla Bussoleno-San Didero di ieri, 12 giugno 2021. A parte la temperatura assai diversa e il limitarsi a girare attorno al paese lambendo la statale 25 la prima uscita a Sant’Ambrogio il 2 marzo 1996 era stata infatti una bella iniziativa di sensibilizzazione con i “lenzuoli” di carta su cui era stato disegnato il tracciato allora previsto per il Tav riportato in una scala sufficiente a rendere chiara ai cittadini la minaccia incombente; ma la partecipazione (3mila persone ricorda Mario Cavargna nella sua “wikipediaNoTav”) fu soprattutto di amministratori, degli attivisti di Habitat e ambientalisti, sindacalisti di metalmeccanici e Coldiretti.

Altri, ben altri, sarebbero stati i numeri di tante successive manifestazioni che hanno reso leggendaria la storia del Movimento, ma a quel che mi ha riportato all’estate del 2003 non è solo il caldo o l’itinerario, ma alcune cose che ho notato lungo il cammino e che sono ben visibili in questa “fotostoria” che provo a proporre a chi “c’era ieri e oggi”. Tante similitudini, ma anche tante differenze, non solo le mascherine, responsabilmente indossate dalla stragrande maggioranza dei partecipanti)

Il gigantesco striscione issato dai “rocciatori No Tav” sulla parete verticale della vecchia cava di “Pietra di Borgone” – oggi frequentatissima palestra di roccia – perché fosse ben visibile dal rettilineo della statale del Moncenisio lungo il vecchio edificio monumentale del Cotonificio Vallesusa, da dove saremmo partiti alla volta di Bussoleno.

Tanti, tantissimi bambini allora come oggi, (e chi sa quanti di loro erano ancora “nel mondo della luna”!), tanti striscioni e cartelli individuali preparati con cura nelle settimane precedenti e…

le  bandiere del sole celtico subito dietro allo striscione di apertura del corteo, un’era geologica prima che il “Califfo del Papete” rivoltasse la Lega (e soprattutto i sinceri autonomisti) come non uno, ma migliaia di calzini.

Pochi poliziotti in divisa estiva e senza traccia di equipaggiamento antisommossa…in quasi-relax sulla porta dell’un tempo celebre Pub “irlanborgoneseDan Donnelly‘s.

San Didero visto dalla statale sembra un luogo lontano, arroccato ai piedi della montagna al riparo persino dell’allora previsto viadotto AV di Borgone che proprio all’altezza della cava si sarebbe inabissato nella montagna per uscirne in un altro cratere, quello in forte “odore di amianto”di Caprie!

Ma è sulla esigua pianura di San Didero che sorge la centrale idroelettrica (una delle tante alimentate dalla rete di canali dei cotonifici che ancora oggi rendono un po’ più verde la produzione di energia elettrica in un’area in cui si spaccia il trasloco di un autoporto per “TIR” per un progetto green): chi lo avrebbe immaginato – allora – che sarebbe divenuta la meta della marcia del 12 giugno di due decenni dopo?

A Bruzolo un’altissima gru telescopica si protende sulla strada con appeso un cartello No Tav da Guinnes dei primati;

poi si arriva allo svincolo di Chianocco, ed è occupazione pacifica, ma determinata, dell’Autostrada: tra gli sguardi interrogativi di carabinieri e comunicazioni concitate di agenti della “Digos” in borghese fa il suo ingresso sulla carreggiata autostradale il camioncino della Comunità Montana con i gonfaloni di tutti i comuni della valle scortati dai sindaci in fascia tricolore.

L’arrivo a Bussoleno è nella grande piazza del mercato, intitolata ai Cavalieri di Vittorio Veneto, che nonostante la dimensione “da grande città” sembra “piccola per noi”… Forse solo in occasione della mitica manifestazione del 16 novembre 2005 “io c‘ero” Bussoleno-Susa siamo riusciti a riempirla per intero!

…sabato, 12 giugno 2021…

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E’ la stessa piazza che ci accoglie oggi per la partenza alla volta di San Didero;  ed è la professoressa Bruna Consolini che raccoglie il testimone delle precedenti amministrazioni accogliendo – in fascia tricolore – i colleghi sindaci e i giornalisti.

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Prima della partenza del corteo prendono la parola diversi primicittadini, il presidente della Unione Montana Pacifico Banchieri, il professor Alberto Poggio a nome dei tecnici non profit che assistono da sempre gli amministratori che non si fidano dell’oste – si profit – che garantisce che solo il suo vino non è adulterato…

Si rivedono le divise dei ciclisti No Tav protagonisti, qualche anno fa, di un trionfale Tour Non Tgv, si risente la banda “canta che non passa”,  e poi è tutto uno sventolare di bandiere e striscioni al vento (che per fortuna attenua un po’ il cambiamento climatico testimoniato dall’anticiclone africano che i Gisette riuniti in Cornovaglia dicono di voler combattere appaltando (magari alla stessa mafia dei gasdotti) una seconda “Via della Seta”…

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Bandiere dei Cobas e dell’Occitania (sempre presenti), di Rifondazione e della Palestina, di Legambiente del Piemonte degli anarchici e dei centri sociali… E Tante, tantissime bandiere del Movimento che si oppone non al treno ma a chi è interessato unicamente alla gestione delle “Stazioni appaltanti”.

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E qualche traccia – nonostante il Covid – anche di No Tav d’oltralpe con le inconfondibili Tshirt e striscioni.

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E non poteva mancare il cartello work in progress che fa il verso alla stampabugiarda che (circondato da due ali di folla) recita “siamo i soliti 4gatti”.

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Così fino a San Didero, davanti al bunker in raffinato “stile architettonico Telt”: prefabbricati in calcestruzzo a sostegno delle griglie metalliche sormontate e loro volta da filo spinato modello Netanyahu (anche nelle tangenti?): un’area blindata invalicabile senza neanche più la foglia di fico della dichiarazione di “zona di interesse strategico militare”. Con centinaia di agenti che la occupano da settimane h 24 (divisi su tre turni), non lesinando lacrimogeni e idranti (questi ultimi quando faceva più freddo) e nonostante le palesi violazioni urbanistiche denunciate dai sindaci.

Su questo tuona indomabile Alberto Perino.

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Ma oggi è la solidarietà che scorre a fiumi, da Napoli, da Bologna sono saliti in questo lembo di nordovest tanti ragazzi per cui – nostro malgrado – noi – la nostra lotta – “sono di esempio”; ci si può opporre per anni (e per anni ancora) al sopruso anche e soprattutto quando è “di stato”:

Perché, come ammonisce un  caro amico No Tav che fa l’assicuratore, se io – privato cittadino – passo col rosso “è un casino”, ma se a passare col rosso è “Lo Stato” allora come se ne esce?

Borgone Susa, 13 giugno 2021 – Claudio Giorno

POI FURONO SOLTANTO I FIORDALISO…

Ognuno ha le sue manie; a me – a distanza di anni dal “ritiro dal lavoro” (sono ormai in  doppia cifra) continua a provocar piacere – si fa per dire – il rovistare tra la spazzatura prodotta senza sosta dagli addetti ai lavori delle “Grandiopere”, finanzieri “privati” che “investono” denari rigorosamente pubblici, palazzinari che tengono in vita giornali decotti col solo scopo di influenzare il popolosovrano rendendo desiderabili (e ultimamente Green) le colate di calcestruzzo (scadente) con cui consumano ogni anno il territorio residuo del Belpaese…

Così quando esce una notizia in periferia (oggi in punta di stivale) che i quotidiani griffati pubblicano (quando la pubblicano) solo come nota di agenzia a piè di pagine interne (e in forma rigorosamente anonima, perché non sia mai che si vìoli la privacy…dei mariuoli), mi vado a cercare qualche dettaglio nelle ormai innumerevoli testate locali on line; proprio come ho fatto oggi, per cui se trovo per caso un nome&cognome –  provo a “scriverlo su google” e – sorpresa (anche questo si fa per dire) – scopro che i nomi, le circostanze, i “lavori” sono sempre gli stessi, nei decenni, se non nei secoli fedeli;  tutt’al più m’ imbatto un figlio d’arte che “ha preso tutto dal padre” che gli ha passato i manuali per intascar mazzette, un po’ come i grandi chef – che van oggi  in TV a reti unificate – si passan le ricette.

E annoto che col passar degli anni riemergono figure e cantieri del passato (si sa, le Grandiopere sono incompiute per definizione, cantiere eterno = tangenti infinite): qualche volta lo denuncia persino il titolo del giornale che meno te l’aspetti, quello che sorge ogni 24ore…che in questo caso assume dignità di reperto archeologico, visto che risale addirittura a sette anni fa, (quando ancora su possibili pandemie scrivevano – inascoltati – solo fisici, naturalisti e qualche medico controcorrente).

E osservo (poi mi taccio) che almeno qui si poteva far un po’ di prevenzione, (visto che con la medicina siamo al fallimento dichiarato e conclamato):Certo, la giustizia è lenta, ben più del saccheggiato Servizio Sanitario Nazionale, ma si potrebbe “fare di priorità virtù”: ce lo ha insegnato il tribunale sabaudo che non si stanca di dimostrare che si possono celebrar processi a manetta e condannare pesantemente i “rei” per molto meno; anche per niente, come dimostrano non poche sentenze di Cassazione che hanno cancellato secoli di detenzione nei confronti di chi ha avuto il torto di praticare il dissenso… Ma evidentemente deve esistere una deroga (non scritta) nel codice di procedura penale per i funzionari apicali di ministeri e bracci operativi del “parternariato pubblico-privato” (Dio-ce-ne-scampi)… Individui che colti a rubare nel 2016 o anche molto prima, vengono riscoperti con le mani infarinate a distanza di anni e spesso (come in questo caso) per essersi resi complici del crimine organizzato – perseguito da pochi coraggiosi magistrati – per di più a rischio d’epurazione per mano degli amici dei Palamara, se scoprono qualche “copertura di stato”…

Ma vengo (finalmente) alla notizia d’oggi che per completezza di informazione  [NOME e DETTAGLI], come scrivono sul loro sito, ho dovuto cercare su “Strettoweb”, a questo link, per chi vuole constatare “personalmente di persona”: http://www.strettoweb.com/2021/03/reggio-calabria-favoriva-imprenditori-legati-ndrangheta-sequestro-700mila-euro-confronti-ex-funzionario-anas-nome-dettagli/1143602/ :  

“Reggio Calabria: favoriva imprenditori legati alla ‘Ndrangheta, sequestro per 700mila euro nei confronti di ex funzionario ANAS. Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, con il coordinamento della  Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia,(…) hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro di beni per un valore complessivo stimato in circa 700.000 €, nei confronti di Giovanni Fiordaliso, già ingegnere funzionario ANAS, indiziato di aver agevolato l’infiltrazione nel settore degli appalti pubblici di cartelli imprenditoriali connotati da contiguità mafiosa, a fronte di profitti e utilità di vario genere ricevuti quale contropartita.

L’articolo lungo e circostanziato mette l’accento sul fatto che il nome dell’ex funzionario pubblico era emerso in numerose operazioni fin dal 2012 col chiaro coinvolgimento senza soluzione di continuità in reati contro la Pubblica Amministrazione

Se poi, come detto, si inserisce il suo nome in un “motore di ricerca” si salta sulla sedia: prima di tutto per un (vecchio) titolo del quotidiano della Confindustria  che sembrerebbe attribuibile al movimento No Tav del lato opposto dello stivale, il profondo nordovest (che tuttavia di ‘ndrangheta ne ha vista e ne vede sulle pendici dorate della “Valle Olimpica di Susa”): “La rete «nascosta» delle grandi opere in Italia” pubblicato il 28 ottobre dell’anno di grazia  2016 e che nel riferirsi ad indagini in corso tra Roma e Genova sorprende (se possibile) anche di più: “Nell’inchiesta delle procure emerge una rete di relazioni e incarichi che va oltre le opere prese in esame. I collegamenti tra imprenditori e manager si ramificano anche in altre infrastrutture lungo tutta l’Italia. “E qui nomi , sigle e cantieri hanno un che di familiare:alcuni esempi? “Giuliano Lorenzi, indagato a Genova per turbativa d’asta nella vicenda Tav, è stato anni fa anche direttore tecnico della Pedemontana lombarda)…” e , uscito di scena appena dopo l’avvio del contenzioso con Strabag, impresa austriaca ormai bene insediata in Italia tra i trafori alpini del Moncenisio e del Brennero. E in una sorta di carta geografica delle grandi-opere-di-bene (per chi le realizza e ne favorisce l’iter) ecco emergere dal sottosuolo di Firenze la stazione-Tav Norman Foster maxicommessa su cui – tra gli altri – cercarono di mettere le mani Giandomenico Monorchio e Giampiero De Michelis, finiti in custodia cautelare per aver cercato di “piazzare come direttore dei lavori – indovinate un po’ – Giovanni Fiordaliso – considerato l’uomo giusto per i subappalti giusti dati i rapporti nati e consolidati sulla A3, Salerno-Reggio Calabria! Ma la nomenclatura delle tangenti e dei “bancomat” non si ferma qui: nella stessa inchiesta emerge il nome di  Pierpaolo Marcheselli (“fratello di Giulio, professionista di Italferr” – scrive il Sole – “ che a Milano si è occupato della direzione dei lavori di Expo), che aveva già subito una condanna in appello nel 2014  “per traffico di rifiuti illeciti” dentro il processo che ha visto coinvolto Cavet, il consorzio controllato da Impregilo costituito per i lavori dell’alta velocità tra Firenze e Bologna”. L’accusa è che ci sia stato uno smaltimento di terre di scavo con certificazioni illegittime.

Ma all’elenco di chi avrebbe almeno dovuto essere “attenzionato” e allontanato – ove accertato colpevole – almeno con un “foglio di via” come quelli distribuiti generosamente agli attivisti No Tav in Val di Susa e con un divieto di dimora nei siti dove si spende denaro pubblico, emergevano all’epoca anche altre due vecchie conoscenze:  Stefano Perotti, “ già presente – scrive ancora il Sole – nell’inchiesta “Sistema” della procura di Firenze” e Ettore Pagani, “il direttore del consorzio Cociv, già arrestato per corruzione” –  scriveva ancora il quotidiano rosa  – “che risultava anche  essere direttore dei lavori della società Eurolink, il general contractor guidato da Impregilo incaricato dalla Società Stretto di Messina di progettare e costruire il ponte”. Col che la geografia italica si completa – isole comprese. In fondo il link al pezzo datato (ma riportato all’attualità) perché costituisce solo l’inizio di una esplorazione che chiunque abbia a cuore il buon uso del denaro pubblico potrebbe fare come e meglio di me.

Borgone Susa, 12 marzo 2021 – Claudio Giorno

https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-10-28/la-rete-nascosta-grandi-opere-italia-063837.shtml?uuid=ADT39xkB

P.S.: non mi è dato di conoscere l’esito finale di tutti i processi menzionati dall’articolo del Sole, (e dei tanti altri di cui si ha notizia quotidianamente), ma quel che mi sembra chiaro è il contesto generato dalla disponibilità di denaro pubblico (che in Italia consideriamo “di nessuno” mentre è “di tutti”). Disponibilità in continuo aumento, nonostante tutte queste “ombre lunghe”, come sarà per i Recovery fund di cui ci si accinge a fare un uso disinvolto che non sarà neanche soggetto a dibattito pubblico, con la scusa delle scadenze ravvicinate…  

CORTOCIRCUITO DI CAPODANNO

La testata e i titoloni del sito on-line del “Corriere della Sera” scorrono incorniciati in una sala d’attesa avveniristica, sospesa a mezz’aria come fosse la carlinga d’un dirigibile; in primo piano una famigliola benestante e felice che osserva un paesaggio incontaminato: un trionfo di verde con un tocco di rosso, quello di una “freccia” che sta per fermarsi sotto l’”aerostazione” per portare i passeggeri verso una meta turistica tra le tante “ravvicinate” alle grandi città.

In questi anni le frecce, “la metropolitana d’Italia”, come la ribattezzò l’Ingegnermoretti, il più “ferroviere” dei manager pubblici chiamati a compiere la grande modernizzazione dei binari, hanno davvero compresso la carta geografica del belpaese; proprio come prometteva l’”architetto finanziario della Tav” – l’Avvocatonecci – fin dalla prime brochure cui la pubblicità che circonda il primo quotidiano d’Italia si ispira, come a sottolineare la continuità dell’impresa. Continuità garantita dal getto di calcestruzzo in cui il governo giallorosa si è impegnato a spendere la maggior parte dei Recovery fund europei (come richiesto dall’”altro” quotidiano milanese, anzi “asso-lombardo”: il sole24ore. Peccato che il costo dell’”avvicinamento” tra Milano, Roma (e Napoli) lo abbiano pagato due terzi delle “cento città” che ancora per un po’ ci rendono unici e desiderabili nel mondo. Peccato che per consentire agli “executives” di Intesasanpaolo di andare a dormire in un condominio di Legacoop di Moncalieri dopo aver passato le otto ore in “Torre Breda” /Porta Garibaldi (ma rimanendo “connessi a piazzaffari” anche durante il “viaggio veloce”) siano stati aboliti gli abbonamenti ridotti per studenti… Peccato che se fosse possibile rappresentare sulla carta geografica le tre ore tra Milanocentrale e Romatermini e l’irraggiungibilità in una intera giornata tra Viterbo e Matera (per fare un solo esempio) si “impallerebbe” anche Googlemaps…

peccato, insomma, che la rivoluzione delle frecce, con Italo di complemento, abbia aumentato (altro che diminuito!) le disuguaglianze sia economiche che culturali: l’enorme investimento 100% pubblico andato a favore si e no del 5% dei cittadini, mentre al rimanente 95% dei “clienti” delle “Ferrovieitaliane” – i pendolari, lavoratori e studenti, sono stati assegnate rotaie vecchie e materiale rotabile fatiscente (o “ricondizionato”, nel migliore dei casi). Una disuguaglianza resa drammatica dalla pandemia che ci ha flagellato nell’anno che va a morire tra qualche ora, senza poterci garantire che – nonostante il vaccino – quello che si apre posa davvero rappresentare una svolta: per fare un esempio “trasportistico” l’incertezza, (soprattutto il non detto), sulla riapertura delle scuole dopo”la befana” è soprattutto legata alla carenza di mezzi (non di binari AV o Autostrade) paradossalmente proprio in quelle aree urbane la cui classe dirigente troviamo – alla faccia del telelavoro – seduta sulle frecce – opportunamente distanziata (e a tariffe “ritoccate”… tanto paghiamo noi anche per loro)!

E che per una “svolta”, se non “sanitaria” almeno culturale basti anticipare il capodanno venti ventuno alle ore ventidue lo si deduce dal “contenuto” (politico) che i titoli racchiusi nella cornice pubblicitaria di Trenitalia rivelano: soprattutto dal cortocircuitopermanente tra politica e informazione: in tanti in queste ore di enfatizzazione dei numeri dei sanitari che hanno delle perplessità sui vaccini (peraltro legittime ancorché ovviamente discutibili) e con la minaccia di obbligatorietà brandita più nel sottobosco della politica di mestiere che dagli scienziati) si sono interrogati sul ruolo dei mezzi e degli operatori della informazione mai come ora delicato…se non “in tempo di guerra”. E a certificare questa diffusa inquietudine pare proprio destinata l’intervista (non a caso a cura di una delle firme di punta dal pensiero unico di cui è portatore il “corrierone” – Fiorenzasarzanini che da “prima della classe” è riuscita a intercettare la Ministra dell’interno Lucianalamorgese, il prefetto di ferro che ha avvicendato il Folkloristicosalvini in un ruolo e in un momento che più delicato non potrebbe essere; e più ancora in prospettiva (che non nella notte dei botti con l’orologio avanti e la sordina). E infatti non è sulla frase che ti aspetti – «I controlli a Capodanno saranno inflessibili» che voglio attirare l’attenzione, quanto su quella successiva ripresa in tutta evidenza nel “catenaccio” sotto il titolo: « Investimenti e riforme per superare i ristori». Lungi da me fare qui l’interpretazione autentica del Lamorgesepensiero, ma – ripresa nel testo l’affermazione non lascia molto margine al dubbio: “Ha timori per la tenuta sociale del Paese ?” chiede la Sarzanini; prima risposta di Lamorgese: «Speriamo di lasciarci alle spalle un anno difficile, ma siamo tutti consapevoli che inizia una fase cruciale per dare una concreta prospettiva di ripresa alle famiglie e alle imprese che hanno subito i contraccolpi più pesanti nel 2020. È necessario dare risposte concrete lasciandoci alle spalle polemiche e inutili divisioni anche per ridare fiducia agli italiani e consolidare il quadro sociale».

“Pensa che possano bastare i ristori?” Insiste l’intervistatrice. «Ristori e incentivi sono stati fondamentali in una prima fase per fare fronte al forte impatto economico causato dalla pandemia, ma ora servono investimenti anche di medio periodo e riforme che diano una prospettiva alle categorie più colpite dalla crisi e offrano un percorso di crescita duratura al nostro Paese».

Ecco: proprio la risposta che ci si attende dal ministro dal quale dipende (dipenderà) la coesione sociale, la tenuta delle istituzioni che metterà i sopravvissuti a Covid nella condizione di sopravvivere alla povertà che proprio nelle strade di Milano, nelle file davanti alle mense caritatevoli ha visto la rappresentazione plastica di quel che potrebbe essere il futuro prossimo. Aspettiamo che un’altra firma di prestigio del quotidiano della Città del Pioalbergotrivulzio – che so io, Severgnini – intervisti il ministro dell’Economia Gualtieri per sapere cosa pensa di fare il governo se, terminati i «ristori» (detestata “spesa corrente”), gli investimenti in calcestruzzo by Associazionecostruttori (di finanza creativa “rabastata” nel risparmio postale di  Cassa Depositi e Prestiti) non si dovessero rivelare in grado di dare «una prospettiva alle categorie più colpite dalla crisi e offrano un percorso di crescita duratura al nostro Paese» come auspicato dalla sua collega cui – a quel punto – non resterà che mandare la polizia a manganellare chi protesta, disperato o “fomentatore” che sia (o tale venga ritenuto)…E qui chiuderei il cerchio: Ho usato come “cornice” – lo ammetto – una pubblicità di una cosa narrata da anni come redditizia… ma che lo è perché persino i morti di Covid – grazie alle tasse di successione – continueranno a pagare interessi (alle banche private che hanno finanziato il Tav senza problemi, grazie alla garanzia dello stato). Poi ho inserito – nella cornice (come del resto han fatto gli impaginatori del Corriere) l’intervista di capodanno all’inquilino pro tempore del Viminale, che è un classico della notte di san Silvestro e del mattino seguente; ma prendendomi la libertà di affermare che questa volta non sarà come quelle che abbiamo vissuto si qui (a rischio di farmi dare dello “scopritore dell’acqua calda”); poi – però – ne ho provato a immaginarne le conseguenze, per l’anno che arriva (e dopo). Operazione discutibile, ma legittima (sfido chiunque a contraddirmi)  Non mi resta che augurarmi di sbagliare…altrimenti come augurare buon anno allo scoccare delle 22 del 31 dicembre 2021?

Borgone Susa 31 dicembre 20290 – Claudio Giorno

(E)LEZIONI AMERICANE

…più strisce che stelle…

Lo tsunami innescato della dichiarazione del raggiungimento di “quota 270” (di “grandi elettori”) che dovrebbero votare il “Vecchio Joe” 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America ha oscurato per molte ore persino l’ondata montante dei contagi Covid che – di la e di qua dell’Atlantico, utilizza tutto, anche le manifestazioni pro o contro Trump o Biden, anche le file per i tamponi o le proteste anti lockdown per diffondersi esponenzialmente.

Sono state ore di vero e proprio festeggiamento sui media delle colonie d’oltremare degli States, iniziati nel nostro pomeriggio avanzato con l’attribuzione della popolosa Pensilvania al candidato-democrat,  proseguita fino a tarda ora (la terza “notte elettorale”) col discorso alla nazione di colui che sarà il “presidente di tutti” (novità assoluta nel repertorio di ogni candidato sindaco o governatore o presidente che si rispetti…). E ripresi (i festeggiamenti) con le edizioni del mattino dei telegiornali (che aprono con la rassegna stampa di quotidiani che ormai nessuno più legge). Chi (come me) si ostina a voler misurare fin dove può arrivare la cortigianeria di una categoria – i giornalisti di palazzo –  sempre più protesa nell’inutile sforzo di porgere per primi e il più in la possibile la propria lingua deforme, prova – se non altro – una piccola soddisfazione quando, dal coro cacofonico e osannante si leva (capita ogni tanto!) una pur singola voce che manda in vacca i peana da bar sport e le pretese analisi geopolitiche con cui inevitabilmente si aprono e si chiudono edizioni straordinarie, “ dirette”, approfondimenti e interviste.

E’ puntualmente successo anche ieri sera nello  “specialeGR1”, (incastrato tra la cronaca diretta di una partita di A e B perché, come insegna il naufragio del Titanic, l’orchestra deve continuare a suonare anche e soprattutto mentre la nave affonda…

Certo, per ascoltare pochi minuti di “pane al pane” ho dovuto sorbirmi l’abbraccio di se stesso del Commissariogentiloni (ascoltare per credere), l’elogio della democraziaUSA (e getta) del Presidentesassoli (riuscito esperimento di trapianto di politico su giornalista), ma nei pochi minuti in cui è stato dato il microfono a Dario Fabbri, americanista della rivista Limes (che pure non è un rivoluzionario di estrema sinistra) ho avuto la sensazione che qualcuno che sa (e soprattutto dice) come stanno davvero le cose ci sia ancora… Così tra coriandoli di Bruxelles e le stelle filanti di Messina (per le antiche origini sicule della moglie-insegnante di Biden) si “scopre“ che quel che cambierà (suprematisti bianchi permettendo) se Biden verrà alla fine proclamato presidente sarà essenzialmente “la narrazione”. Tutto il resto è…noto (vale a dire già visto); chi vuole può (tanto siamo in clausura) ascoltare l’intervento di  Fabbri, dal minuto 14 e 15 secondi  al 17’ e 35” circa, al link https://www.raiplayradio.it/audio/2020/11/Speciale-Gr1—Elezione-presidente-americano-136f5d5e-d728-40f3-af95-18335e40a5b7.html – (dove avendo proprio tempo da buttar via e stomaco di ferro) si può anche digerire l’autoerotismo politico di Gentiloni e l’atlantismo d’occasione di Sassoli…). Ma per chi non ha voglia di rovistare in Raiplay ecco la trascrizione della risposta di Fabbri alla domanda del conduttore (che probabilmente avrebbe voluto soffocare in gola):  “come sarà il nuovo corso bindeniano rispetto a quello trumpiano (chiamiamoli così)”?   

“il nuovo corso bindeniano sarà pressoché uguale a quello trumpiano in tutti i dossier del cambiamento nella continuità: che cosa significa? Che la narrazione sarà molto diversa, dovremo abituarci da gennaio a un presidente che userà toni completamente diversi rispetto a quelli di Trump…a qualcuno potrà anche bastare, c’è chi oltre la narrazione non ha lo strumentario per andare, i tedeschi che ormai si sono attrezzati (e non soltanto i tedeschi, mi auguro per loro perché altrimenti si rischiano cantonate e nel nostro paese ne prenderemo molte in questi mesi ascoltando la narrazione di Biden…).

Questo per (riba)dire che la narrazione cambierà: Biden arriverà e dirà: teniamo molto alla Unione Europea, non ce l’abbiamo con l’UE, non vogliamo che nessuno ne esca – a differenza di quel che diceva Trump; così dirà vogliamo ricucire i rapporti con la Germania, ripensiamo il ritiro di un terzo dei militari americani dalla Germania; in realtà ciò che succederà oltre la narrazione sarà qualcosa di molto simile (a prima ndr): vale la pena ricordare a chi ci ascolta che per gli Stati Uniti pensare a una Germania che domini il continente, come lo sta dominando in questa fase, è intollerabile. Può arrivare alla Casa Bianca anche un asceta, resta intollerabile per la strategia americana e vale altrettanto la pena ricordarlo adesso, visto che il nostro paese tifa le elezioni americane come se avessero votato i nostri concittadini! Vale la pena ricordare loro che il presidente USA ha poteri risicati in politica estera: non carichiamolo di troppe aspettative che nessun presidente americano potrebbe rispettare – sarebbe ingiusto negli stessi confronti di Biden, come di qualsiasi altro presidente: sono gli Apparati Americani (…)  che tendono a deciderle queste cose, ne sa qualcosa Trump (!)” – il DipState di cui si è parlato tanto in questi anni, chiosa il conduttore –  “si, in senso molto spregiativo da parte di Trump, mentre è la realtà delle cose negli Stati Uniti, continuerà a colpire la Germania e – chiudo –  il Recovery Fund che noi attendiamo più o meno legittimamente come una manna dal cielo, agli occhi degli americani è uno scatto in avanti intollerabile della Germania nel dominio del continente; vediamo se questo potrà portare a un rilassamento dei rapporti tra Stati Uniti e Germania… Molto difficile”.    

Che aggiungere? Niente che io possa fare dalla mia tastiera senza gli “strumenti”- come dice Fabbri – solo attraverso i quali si può tentare di andare oltre le “narrazioni” tanto più quando si tratta di narrazioni imposte dai “media- mainstream” (qui nella riserva indiana della Valle di Susa  ne sappiamo qualcosa). Né vorrei passare per un simpatizzante del tamarro che non accetta lo sfratto dalla Casabianca: a parità di politica (dettata in assoluta e solida continuità dal dipartimento di stato) preferirei mangiare una pizza (quando si potrà di nuovo) con una persona garbata ancorché scafata che con uno con una pannocchia di granturco in testa e  le dita perennemente nel naso. Ma da questo a festeggiare uomini e politiche dell’altro mondo ne corre. Se non altro aspettiamo i titoli di coda prima di stabilire se “il film è finito…bene”.

Borgone Susa, riserva indiana della provincia americana-Littleitaly,

8 novembre 2020

Claudio Giorno

MAL(E)TEMPO

il ministro dei temporali in un tripudio di tromboni auspicava democrazia
con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni…

(Da “la domenica delle salme” di Fabrizio De André)

Il Presidentematterella telegrafa alla Casabianca, augurando pronta guarigione al Presidentetrump “a nome di TUTTI gli italiani”… tutti meno uno, non so voi; io i miei più sinceri e sentiti auguri li riservo a chi non ha il soldi per pagarsi l’assicurazione per cui negli ospedali degli States non gli fanno nemmeno il triage, altro che andarlo a prendere in elicottero nel giardino di casa…

Il Ministrodimaio “in occasione della visita di questi giorni, del segretario di Stato, Mike Pompeo, ha dichiarato:”L’Italia è saldamente ancorata agli Stati Uniti e alla NATO, a cui ci uniscono valori e interessi comuni”. E c’era bisogno di tutti quei Vaffanculo in piazza per proseguire (senza né la storia né la scaltrezza della DC) nel solco di mezzosecolo di politicaleccaculo verso l’Amicoamerikano?

Il Presidenteconte esprime cordoglio per la morte dell’ennesimo vigile del fuoco immolatosi per portare soccorso durante l’ennesimo nubifragio infinito causato dal cambiamento climatico…Poi scrive di suo pugno sulle linee guida per l’utilizzo dei Recovery fund la seguente frase: nell’ambito di questa missione, il Governo intende puntare, in primo luogo, sulla rete ferroviaria AV-AC ad alta velocità di rete per passeggeri e merci con il completamento dei corridoi TEN-T”...Da “avvocato degli italiani ” a legale rappresentante di Confindustria”.

Il Presidentecirio chiede di proclamare lo stato di emergenza per i danni causati dall’ondata di maltempo mentre già si contano due morti e si spera di ritrovare vivi sedici dispersi… ma neanche un mese fa aveva promosso un incontro “con la Filiera torinese delle Costruzioni per le opere complementari alla Tav. Proprio al termine di questo incontro ed a pochi giorni dalla ricezione della missiva, la Regione ha risposto trasmettendo al Ministero l’elenco delle opere di priorità due da realizzare e già finanziate per un importo di 32 milioni di euro affinché possano così partire finalmente i lavori(…) Incontro in cui le categorie presenti hanno manifestato soddisfazione” (…) . Con una mano (subito nascosta) si chiedono appalti miliardari destinati a sconvolgere il clima e con l’altra si elemosinano quattro soldi per rappezzare i danni (e destinandone comunque tre alla “Filieratorinese” per la “ricostruzione” e uno per i cittadini cuneesi, biellesi, ecc che hanno perso di nuovo tutto)…

Borgone Susa, nordovest italiano, 3 ottobre 2020 – Claudio Giorno